.Mentre partecipo ad un interessante corso sull'AI, medito sui destini della mia professione di fronte ad uno sviluppo così poderoso del settore.
.Che ne sarà dei coach?
.Osservo come, anche nel campo del coaching, l'AI si stia affermando come una forza sempre più trasformativa. Le capacità che offre di analizzare dati, fornire feedback in tempo reale e personalizzare le esperienze di apprendimento apre nuove frontiere anche nel campo dello sviluppo e della formazione.
.Tuttavia mi sembra che, ad una prima analisi, il valore insostituibile dell'interazione umana rimanga al centro di questo processo evolutivo.
Infatti se, senza dubbio, da un lato l'AI ci consente di elaborare enormi quantità di dati per offrire percorsi di coaching altamente personalizzati, offrire risorse e contenuti in qualsiasi momento, di automatizzare compiti amministrativi e routine di analisi, così da permetterci di concentrarci maggiormente sulle interazioni dirette con i clienti, dall'altro appare altresì chiaro come essa non sia in grado di replicare l'Empatia e la Comprensione Emotiva proprie dell'essere umano.
.Solo coach capaci di Presenza e dotati di Coscienza ed Autocoscienza, infatti, possono comprendere veramente ed empatizzare con le sfide emotive dei clienti, offrire loro supporto e incoraggiamento in base a quella profonda connessione umana e quell'adattabilità unica nell'approccio che consentono di interpretare le sfumature e i cambiamenti nel contesto o nell'umore del cliente, così da agevolare quello "shift", o "aha moment", che è "intuizione" folgorante e momento culminante di un processo, tutto umano, che sempre anche arricchisce e trasforma tutti coloro che vi prendono parte (coach e coachee).
E voi, che ne pensate?
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