In questo post analizziamo, invece, gli aspetti positivi che sono stati riscontrati da chi ha già effettuato un percorso di coaching; aspetti che sono stati messi in luce da uno studio della International Coach Federation - ICF (l'associazione di coaches più rappresentativa al mondo) nel 2004. Secondo tale studio, gli aspetti ritenuti più significativi dai clienti sono i seguenti:
- Brainstorming con il loro coach
- Avere un punto di vista neutro e indipendente
- L’incoraggiamento ricevuto
- Sentirsi responsabili e padroni della proprie scelte
- Essere ascoltati
Analizziamo questi fattori uno per uno.
Brainstorming è un termine inglese composto dalle parole brain (cervello) e storming (tempesta) e significa letteralmente tempesta di cervelli. Questa espressione sta indicare un processo o metodo attraverso cui possono essere prese delle decisioni,vale a dire mediante il confronto, il dibattito tra le persone coinvolte e fa pensare a qualcosa di "vivace e conflittuale", anche se in realtà non è sempre così.
Riguardo al coaching, tuttavia, questo concetto va circoscritto, in quanto il coach NON decide e non impone nulla al coachee, ma piuttosto lo stimola a tirar fuori ciò che è latente ed emerge magari solo nel linguaggio usato dalla persona o dal suo atteggiamento corporeo e non verbale. Il "non detto" da parte del cliente è "riflesso" dal coach, con domande aperte e riformulazioni del medesimo concetto volte a favorire l'esplorazione del sé riguardo al punto in analisi. Non è mai un conflitto, ma semplicemente un dialogo costruttivo in cui il coach non offre il SUO punto di vista, ma rielabora il pensiero del coachee su un punto non ancora messo a fuoco.
Da qui "il valore" riconosciuto al secondo aspetto: avere il punto di vista neutro del coach. Infatti il coach, nell'ambito di una relazione basata sulla fiducia e riservatezza reciproche, essendo estraneo al vissuto del coachee, non ha pre-giudizi e non deve formulare soluzioni, ma solamente ascoltare, con tutto se stesso, ciò che gli viene raccontato. Pone domande che stimolino la ricerca di soluzioni alternative e non ancora esplorate, rimanendo però neutro, appunto, senza suggerire un risultato che preferisce o ritiene migliore.
In tutto questo processo, poi, il coach è un assoluto supporter del coachee, un suo alleato fedele ed ha il principale compito, al di là dell'obiettivo prefissato dal cliente, di incoraggiarlo, di aiutarlo ad accrescere la fiducia in se stesso, la sua autostima.
E venendo agli ultimi due aspetti, tale atteggiamento collaborativo e fiducioso da parte del coach non può che portare la risorsa umana, in definitiva, a sentirsi maggiormente responsabile e padrona delle proprie scelte e così ad ottenere risultati prima impensabili. Chi non vorrebbe avere qualcuno sempre pronto all'ascolto, non solo con le orecchie, ma soprattutto col cuore? L'ascolto del coach è infatti una ascolto contestuale, cioè un ascolto totale, in cui l'attenzione del coach è tutta rivolta al suo coachee. Lo sguardo è attento, la sua postura protesa verso il coachee, la sua "presenza" tangibile.
Spesso c'è una forte empatia, ma è qualcosa che i coach cercano di controllare, per ottenere appunto quella neutralità necessaria affinché il coachee si senta il più possibile libero ed indipendente nelle sue scelte.
Spero di avervi dato qualche elemento in più per valutare questo metodo di sviluppo personale.
Se desiderate avere maggiori informazioni, scrivetemi a: segreteria@colombinicoaching.it
Sarà un piacere aiutarvi ad individuare le vostre esigenze.
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